Vajont, avevo 14 anni e l’unica cosa che ricordo è il senso della disgrazia, della sfortuna e l’affidamento a Dio. Dopo, solo dopo ho saputo dei colpevoli.


imagesTina Merlin era una giornalista dell’Unità ed ebbe un sacco di problemi perchè indagava sugli affari, loschi, che giravano intorno alla diga ben prima che il monte franasse. La fecero passare per esaltata, la emarginarono e dopo la colpevole disgrazia processata dalle istituzioni, fortunatamente assolta.
Ricordo la fatalità con la quale i miei parenti commentavano la “disgrazia” e quel continuo affidarsi a Dio per non riconoscere le colpe degli uomini, la fatalità di un destino crudele per il quale l’unica soluzione era affidarsi alle preghiere.
Dio è buono ed accoglierà le vittime in paradiso anche se non hanno fatto in tempo a confessarsi,  sono certo che l’avrò fatto, non è riuscito a fermare le istituzioni che denunciarono Tina Merlin per ”
diffusione di notizie false e tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico”
1918 morti dovuti alla ferocia del Potere nel proteggere il criminale profitto di chi andava, ed ha continuato ad andare, a messa alla domenica.

Da Wikipedia.
Tina Merlin viene ricordata, più che per la sua pur ricca produzione letteraria, per avere aiutato, con caparbietà e ostinazione, a mettere in luce la verità sulla costruzione della diga del Vajont. Dando voce alle denunce degli abitanti di Erto e Casso, Tina Merlin riuscì a denunciare i pericoli che avrebbero corso i due paesi se la diga fosse stata effettivamente messa in funzione. Inascoltata dalle istituzioni, la giornalista fu denunciata per “diffusione di notizie false e tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico” tramite i suoi articoli, processata e assolta dal Tribunale di Milano.

In seguito alla Strage del Vajont, consumata il 9 ottobre 1963, la Merlin tentò di pubblicare un libro sulla vicenda, Sulla pelle viva. Come si costruisce una catastrofe, che tuttavia trovò un editore solo nel 1983.

Morì il 22 dicembre 1991 dopo un anno di malattia a 65 anni d’età. Nel 1992 è stata fondata l’Associazione Culturale a lei intitolata. Postumo uscì, grazie anche a Mario Rigoni Stern, il libro autobiografico La casa sulla Marteniga.
E’ una delle tante vergogne italiane e del sistema di potere sia esso della prima, seconda o terza Repubblica, è una costante che non riusciamo a toglierci di dosso.
Chiunque governi sembra un bandito, un fuorilegge, uno che agisce contro il Popolo e contro la Costituzione.

Denunciò per tempo i pericoli della messa in opera della diga ma il capitale, il profitto illecito che domina ancora la nostra società fu più forte.
Diventando adulto ho saputo e capito la situazione ma dopo stragi di stato, più che di Stato direi di potere, quello che comanda ancora adesso, come questa rimane solo l’impotenza e lindignazione.
Una cosa è certa, non abbiamo ancora imparato abbastanza, basti vedere come trattiamo i fiumi ed i torrenti noi, per primi, ci costruiamo la villetta sopra o di fianco per goderci il panorama poi, il pianto inutile. la pietà pelosa.
Come correre in moto a forte velocità contro un platano e poi metterci i fiori pensando che sia sfortuna.
Questo articolo è un invito ma temo sia troppo ottimista, non impareremo mai. Non ne abbiamo ancora abbastanza.

Vajont cinquant’anni dopo: è tempo di imparare qualcosa

Associazione culturale Tina Merlin.

Alle volte ho l’impressione che gli italiani siano come Zeffirelli, dei geni in malafede o che non hanno capito niente.


258916211.2Ho visto un documentario su Sky dove Zeffirelli si raccontava  in una intervista che spaziava dalla sua giovinezza ai giorni nostri.
Tralascio la parte artistica, notevole, e mi concentro su una sua affermazione inerente ai tempi del fascismo e della seconda guerra mondiale.
Chiariamo subito che Zeffirelli è stato ed è un antifascista ed ha pure dato il suo contributo.
Non so se sia di origini ebraiche per via del fatto che mi sono perso l’inizio del documentario ma so che ha avuto i suoi problemi, lo hanno cercato e certamente non era per fargli la festa.
Se un primo della classe istruito e dotato di una intelligenza superiore, che abbiamo potuto cogliere anche noi con i suoi capolavori, dice una stronzata del genere si capisce perché gli italiani, non tutti ma a sufficienza per farci affondare, diano retta alle stronzate della Garnero o di Lupi del quale Letta, se non fosse un venduto al sistema, dovrebbe chiedere le dimissioni.
Paragonare l’eventuale condanna del piduista alla perdita della democrazia è l’esatto contrario di quello che sta avvenendo: un colpo di stato nemmeno tanto strisciante della P2.
La frase che contesto a Zeffirelli è questa: quando ero giovane io i tempi erano grami. C’era il fascismo, il nazismo, il comunismo.
Mettere sullo stesso piano i nazifascisti ed i Martiri che hanno dato la vita per liberarci dall’orrore è una indecenza intellettuale, morale, etica, falsante come è falsa ed opportunista la cultura cattolica alla quale Zefffirelli si richiama.
Far ritenere gli ideali degli altri simili, comunismo-fascismo-nazismo è come dire che destra e sinistra non esistono più come sostengono i grillini.
E’ una filosofia figlia della stessa madre per spacciare il proprio pensiero per diverso e nuovo,diventando così l’innocente concime nel quale sono attecchite le pianticelle di tutti i regimi del mondo.
Diceva Giorgio Gaber: La mia generazione ha perso e se la logica con la quale Giorgio ha fatto questa considerazione è valida allora dobbiamo dire che tutte le generazioni hanno perso, anche le future perderanno se l’evoluzione della specie prosegue su questa strada.
Io, pur avendo passato la maggior parte della mia vita nel tentativo di cambiare il mondo trascurando di pensare a far soldi per la mia famiglia, non mi sento un perdente perché sono stato fedele al mio motto.
Per molti il motto è far soldi e non ti curar di loro, in senso degli altri, per me il motto è questo che ho letto tanti anni fa nella prefazione del Capitale:
Il sapere, anche senza speranza, è da anteporre all’ignoranza che si nutre di illusioni e falsità.
Sono stato svegliato in piena notte dall’allegro vociare di alcuni ragazzi che scendevano a valle e mi sono messo a scrivere nel silenzio notturno del paesino di montagna nel quale mi trovo.
Nella polenta cerebrale dovuta alla notte ho messo insieme i pensieri di Zeffirelli, di Lupi ed i miei.
Gaber l’ho coinvolto perché siamo della stessa generazione, più o meno, e per il fatto che in certi momenti, particolari, fai delle considerazioni che sono un po’ una sintesi della tua vita, dei tuoi pensieri e per fare ciò ci vuole un riferimento, una data, una ricorrenza ed io ce l’ho.
Oggi è il 42°  anniversario del nostro matrimonio. Mirè ed io siamo sopravvissuti. La qualità della vita è migliorata come le automobili, la Juventus ha ripreso a darmi soddisfazioni, mentre la politica, gli ideali, l’etica, la morale, la solidarietà vanno sempre peggio ed anche i geni pestano la merda.
Non fate gli spiritosi sul riferimento alla Juve, anche Togliatti e Berlinguer erano juventini.

Compagno. Da quasi 25 anni è una parola che non ha più senso, ci si vergogna a pronunciarla. Ma quando la pronunciava Lui ti saliva l’emozione dal cuore e si inumidivano gli occhi, Don Gallo.


indexC’è stato un periodo in cui persino i radicali venivano chiamati compagni, un partito più capitalista degli americani.
Noi ci chiamavamo compagni ed aveva un senso che andava oltre all’amicizia ed alla fratellanza naturale.
I fratelli te li trovi e spesso non li capisci nemmeno o si è troppo diversi pur avendo gli stessi genitori e lo stesso cognome.
Gli amici te li scegli, è diverso. capita pure che un’amicizia duri tutta la vita o che vada a scemare perchè si prendono strade diverse, quanti perdono gli amici aolo perchè si sposano o convivono commettendo l’errore di isolarsi dagli amici di una vita.
Non tutti ma la maggioranza si isola, le priorità diventano altre.
La parola compagno va oltre nel suo valore vuole dire tutto, fratello, amico, solidarietà, lotta, altruismo, partecipazione.
Compagno è colui che ha una casa, un lavoro, certezze e lotta insieme a chi non ha casa, lavoro e certezze.
Compagno è colui che lotta per i diritti di tutti e non si chiede se li meriti o no.
Compagno era Don Gallo che insieme all’amore infinito per gli ultimi aveva una dote che io non avrà mai, la tolleranza.
Io sono un compagno a metà, ho dei limiti oltre i quali ti mando affanculo, lui no era di una tolleranza infinita ed io lo invidio.
Molti si chiedino perchè il Pd faccia così schifo e cercano le motivazioni nelle debolezze umane, rubano tutti, o pensano che passino la notte ad inciuciare con gli altri, gli innominabili.
Io penso che il Pd abbia perso tutti i valori che avrebbe dovuto ereditare dal Pci. Molti del Pci votano Pd e riempiono i loro circoli, perchè chiamarle sezioni fa troppo comunista, e nemmeno nei circoli si chiamano ancora compagni e se lo fanno lo fanno sottovoce come carbonari.
Come può andar bene un partito che in un comizio comincia, nemmeno sempre, con parole come queste: care amiche, cari amici, care compagne, cari compagni. Tra l’altro con timidezza come se ci si vergognasse della propria storia. Amici e compagni sono valori diversi, cose diverse.
Una parola che non mi emozionava più salvo quando la diceva Don Gallo perchè lui aveva il diritto di pronunciarla senza deteriorarla, anzi, le dava un valore compiuto.
Sono ateo ma ciò non mi impedisce di emozionarmi quando ascolto i discorsi di Don Gallo pieni di logica, buonsenso, passione, tolleranza, amore.
Amore in senso universale, compagno degl ultimi e degli emarginati.
Ieri ci ha lasciato, ho visto decine di video ed ascoltato ancora una volta le sue parole. Mi sono emozionato mentre in un video diceva: finalmente un posto dove ci si può chiamare compagni.
E’ il mondo che ho sognato io, un grande posto dove tutti sono compagni e solidali, dove il bene di tutti viene prima del bene individuale o particolare dove il compagno non ti tradisce nemmeno sotto tortura.
Ma questo lo possono fare solo i migliori come i Partigiani e Don Gallo.
Non fare il fenomeno ha detto Don Gallo a Grillo e mi diverte il fatto che il M5S abbia scelto per i suoi militanti l’appellativo di cittadino. Cittadino portavoce, cittadino rappresentante, mi sembra una multinazionale del diritto ma senza anima e cuore.
Il cittadino rivendica dei diritti, giustamente. Il compagno lotta per difenderli ed estenderli a tutti senza preoccuparsi se sei bianco, nero, omosessuale o transessuale, maschio o femmina perchè tutti siamo persone e la mia libertà finisce dove inizia la tua.
Ciao Don Gallo
, non finirà mai di ringraziarti per le tue parole, per aver cantato in chiesa Bella ciao, per l’esempio di tolleranza che hai cercato di trasmettermi ma che per me è inarrivabile, quando vedo o sento un leghista non riesco a trattenermi dal mandarlo affanculo. Spesso vado anche oltre ma so che posso contare sulla tua tolleranza.
Un abbraccio.
P.S. Destra e sinistra esistono ancora come esiste la scelta di campo, di parte. I nuovi partigiani.
Chi non è di parte non ha parte.

Nelle nostre città, nei paesi,nei vicoli e nelle piazze ci sono le lapidi dei Partigiani. Se oggi ci capita di passare davanti fermiamoci un attimo e chiediamo scusa, sono morti per niente. Non meritiamo il loro sacrificio.


resistenza-italiaPer colpa di tutti, nessuno si senta escluso anche se si è impegnato, abbiamo perso il senso dello Stato, della Democrazia e non abbiamo fatto rispettare la Costituzione nata dalla Resistenza.
Grazie alla P2 abbiamo avuto, ed abbiamo ancora come protagonisti delle politica, fascisti e neo fascisti, impresentabili che mostrano il dito medio a cittadini democratici che manifestano con diritto.
La sinistra è finita nelle sabbie mobili perdendo la memoria ed oltraggiando i martiri che si sono sacrificati per renderci la libertà che non sappiamo usare.
Noi, cittadini elettori italiani, sappiamo solo litigare favorendo così un sistema di potere dove non si sa più chi sia la destra e chi sia la sinistra.
Prima di criticare i nostri rappresentanti eletti dobbiamo fare autocritica noi che in 68 anni di democrazia abbiamo saputo solo correre in soccorso del vincitore di turno.
Abbiamo costretto le nostre Istituzioni, a qualsiasi livello, a ricevere capi di partito impresentabili in tutti i sensi e quello che è ancora più grave dichiaratamente iscritti ad una associazione segrete che ha attentato, riuscendoci, allo Stato, alla Democrazia ed alla Costituzione.
La P2.
Non dimentichiamo mai che sono stati eletti da cittadini italiani con diritto di voto e per quanto possa fare schifo questa situazione li continuano ad eleggere da un ventennio.
Abbiamo, temo che avremo ancora, neo fascisti eletti a ministri. Un autentico oltraggio alla nostra Carta Costituzionale.
Per assurdo che possa sembrare non un’occupazione dello Stato da parte di una casta politica impresentabile perchè questi nemici della Democrazia e della Costituzione da un ventennio vengono votati da milioni di italiani, un terzo degli elettori ha votato questi banditi corrotti, corruttori e fascisti.
Abbiamo, ed avremo ancora, governatori di regione, sindaci, amministratori che  nei loro comizi fanno il saluto fascista.
Nonostante ciò lo schifo è diventato normale non ci si indigna più, come si dice non ci si fa più caso.
Ovviamente e per fortuna il discorso non riguarda tutti gli italiani. Sinceri democratici di destra, sinistra, di centro si ostinano a festeggiare il 25 aprile, si indignano nel vedere i banditi occupare le istituzioni e siamo talmente immersi in questo fango da accettare questa indecenza come se fosse un fatto di democrazia.
Le trasmissioni televisive invitano i neo fascisti in nome della par condicio, basti pensare alla collana di presenze che la Polverini, per dirne una, ha collezionato a Ballarò, e le più alte cariche dello Stato ricevono senza nessun imbarazzo neo fascisti insieme ai portavoce, burattini, di un piduista per discutere di un governo di unità nazionale o come cazzo lo vogliono chiamare.
Certo le istituzioni hanno le loro colpe ma non dobbiamo mai dimenticare che lì a rappresentarci li hanno mandati gli italiani, non tutti li italiani certamente, ma la maggioranza di chi è andato a votare.
Questo è avvenuto anche grazie agli astenuti perchè la libertà si difende con la partecipazione e loro si sono rifiutati di partecipare ma non di criticare.
Io mi sento di dovere delle scuse a tutti i Partigiani DI QUALSIASI COLORE E DI QUALSIASI IDEA POLITICA che hanno dato la vita per renderci liberi e regalarci al Democrazia.
Che noi non sappiamo usare, apprezzare, difendere.
Devo delle scuse anche se mi sento assolto perchè sono comunque coinvolto e nonostante i miei sforzi, la mia partecipazione, il mio impegno non sono riuscito a salvare i VALORI per i quali si sono immolati.
Dico sempre che l’hanno fatto anche per me che sono nato dopo la guerra, si sono sacrificati per il futuro e per tutti noi e noi non siamo all’altezza di cogliere la loro eredità, anzi la calpestiamo.
Quindi, se ci è rimasto un briciolo di cervello e di dignità, oggi dobbiamo chiedere scusa ai nostri martiri dimenticando, per un giorno, le miserie di cui siamo tutti responsabili.
Oggi non voglio fare polemica con nessuno, oggi non mi divido anzi, mi unisco in un abbraccio virtuale, in attesa di quello reale oggi pomeriggio, con tutti quelli che condividono i valori della resistenza ed hanno a cuore la nostra Democrazia. Anche, direi ancora di più, con chi non la pensa come me.
Il sangue dei nostri martiri non merita le nostre miserie.
Buon 25 aprile. W il 25 aprile, W i Fratelli Cervi.
Il piduista ex presidente del consiglio, che si è spacciato per partigiano, voleva incontrare Papà Cervi la prima volta che gli italiani l’hanno eletto. Fortunatamente, e qualcuno l’ha pure avvisato, Papà Cervi era morto da tempo e non ha subito questo affronto da un bandito che è la vergogna nazionale nel mondo.

Non sarò certo io a far tornare la memoria agli smemorati. Ottaviano Del Turco, storia di un arresto che cambiò la legislatura e la maggioranza in Abruzzo.


indexSiamo ridotti così male e così diffidenti che non ci fidiamo nemmeno dei parenti. Il centrosinistra non spese una parola a difesa di Ottaviano Del Turco, vi ricordate quando fu arrestato insieme ai suoi assessori ed a funzionari regionali?
Credo proprio di no. Cadde la giunta dell’Abruzzo e le successive elezioni furono un plebiscito per il Pdl, il partito degli onesti.
Si dice, dicono gli studiosi, che gli italiani votano con la pancia io sono più propenso a credere che la maggioranza degli italiani vota con il culo. Quello degli altri.
I dirigenti dei partiti, centrosinistra in testa, sono senza palle e con una coda di paglia che va da Bolzano a Pantelleria e la magistratura al primo pirla che si presenta in tribunale apre un’inchiesta senza nemmeno valutare le chiacchiere.
Tutti sappiamo che ad un pentito di mafia prima di prendere per buone le sue confidenze, confessioni, viene fatta l’autopsia e se non ci sono riscontri reali, prove concrete che quello che dice è vero non passa sotto protezione.
Se ha dichiarato il falso gli aumentano la pena.
Non capisco come mai basti una delazione falsa per rovinare una persona.
C’è una «valanga di prove schiaccianti che non lasciano spazio a difese», aveva detto il procuratore di Pescara Nicola Trifuoggi nella conferenza stampa del 15 luglio del 2008, il giorno dopo aver ordinato l’arresto di Del Turco e aver aperto di fatto una crisi politica che portò di nuovo alle urne gli elettori abruzzesi e il centro-destra a sostituirsi al potere.
Quello che è andato perduto è la carriera politica di Ottaviano Del Turco, macchiato per sempre dall’onta di essere finito sotto gli artigli di un procuratore della Repubblica (che nell’immaginario della sedicente sinistra stile Il Fatto Quotidiano equivale alla macchia della colpevolezza). Fonte.
Mi pare che siamo diventati tutti come il Fatto Quotidiano, chiunque finisca sotto inchiesta è automaticamente colpevole.
Non c’è nessun Mills che ha preso mazzette, nessun Previti che ha corrotto magistrati per favorire Berlusconi, c’è solo un boss della sanità abruzzese, Vincenzo Maria Angelini, finanziatore di Forza Italia ha accusato di concussione un innocente ed il Procuratore di Pescara Nicola Trifuoggi non si lasciò scappare l’occasione di finire sulle prime pagine come i giudici di mani pulite.
Si è preso la medaglia? Adesso dovrebbe ripagare il danno, anche se moralmente è impagabile.
Ha preso per buone le dichiarazioni di un millantatore da quattro soldi già sputtanato di suo.
Persino il Pd prese un granchio enorme ed offrì il fianco al piduista: «La questione morale? È innegabile che ci sia, c’è assolutamente nel Pd», dirà a dicembre di quell’anno Silvio Berlusconi, proprio a Pescara, dove si trova per sostenere il candidato del Pdl alla presidenza della regione, Gianni Chiodi.
Penati, che tra l’altro ha rinunciato alla prescrizione, ed di là da venire.
Ottaviano Del Turco stette  in galera per ventotto giorni e agli arresti domiciliari per tre mesi, sotto l’assalto di un’opinione pubblica che nella sua grande maggioranza prende per oro colato le carte bollate della procura.
Fonte.
A fronte di un madornale errore, forse di un essesso di protagonismo di un procuratore della Repubblica che ha rovinato la storia , la figura, la carriera politica di un innocente abbiamo degli onorevoli che manifestano davanti al Palazzo di Giustizia di Milano per protestare contro la decisione del giudizio immediato chiesto dal Pm di Napoli:Pm, giudizio immediato per Berlusconi. De Gregorio, “presi 2 milioni in nero”
De Gregorio ha già fornito le prove, ha testimoniato ed è pronto a testimoniare ancora, confessando di aver preso 2 milioni in nero.
Oggi su tutti i giornali, ovviamente dopo paziente ricerca, si trovano questi titoli:

Caro Marco Travaglio
Del Turco è innocente   Su questo mi aspetto che Marco faccia un intervento dissacrante dei suoi a Servizio Pubblico.
Del Turco scagionato da foto a mele e soldi”, analizzata la fotocamera di Angelini

Super perito scagiona Del Turco: foto tarocche

Gli articoli sull’innocenza di Del Turco sono bipartisan, la memoria collettiva pure.
Tutti velocissimi nel condannare senza nessun dubbio e tutti latitanti quando si tratta di fare autocritica.
Io ne traggo una sola considerazione, sempre quella.
Oggi i politici sono ritenuti tutti uguali, il più buono ha la lebbra. Nascono movimenti che prendono le distanze da chiunque senza se e senza ma. Abbiamo fior di giornalisti che alla notizia di una indagine qualsiasi che riguardi un politico emette sentenze di condanna, se non definitiva morale e politica, senza pagare dazio.
Se uno si azzarda a dire che il politico tale è in buona fede, al massimo un po’ pirla, viene accusato di essere complice o fiancheggiatore, comunque un venduto o disposto a vendersi.
La nuova politica si basa sul concetto che tutti siano uguali, tutti facciano schifo, per fare in modo che chi fa schifo davvero si noti di meno.
E’ la strategia di Gelli che ha coinvolto tutti in alto, in basso, a destra ed a sinistra con la maggioranza degli italiani che si scaglia come un branco di lupi contro chiunque metta in discussione questo sistema di giudizio.
E così basta correre in soccorso al vincitore per sentirsi tutti migliori o superiori.
Abbiamo creato i nuovi mostri: gli intonsi che non ammettono dubbi.
Intanto chi ridarà una reputazione a Del Turco?
Parrà strano ma Del Turco in questo post che lo riguarda dal mio punto di vista è marginale. Una vittima marginale del sistema, quello che a me fa impressione, ribrezzo, è un sistema giudiziario, di informazione, di propaganda che manipola la massa e la rende un giudice spietato senza nessuna responsabilità.
Se nel 2008 ci fossero state le ghigliottine, più volte invocate da me, Del Turco non avrebbe più la testa.
Cosa dovremmo fare a chi l’ha sputtanato, rovinato ed a tutti i cittadini che hanno sposato senza nessun dubbio l’operato del Procuratore di Pescara?

Ho visto Don Gallo da Augias, presentava l’ultimo libro: Come un cane in chiesa. Mi ha emozionato, vado a comprarlo.


indexLe mie parole non servono a niente ed è per questo che mi servirò delle sue. Ho  studiato dai preti le parole di Gesù mi toccano anche se non credo in Dio.
Per me Gesù era il Don Gallo di 2000 anni fa e dato che io sono un contemporaneo di Don Gallo mi toccano di più le sue parole, come quelle di Don Milani, Card. Martini, Don Rigoldi, Don Vittorino e di tutti i preti come loro.
Certo mi piace Don gallo per quello che fa, quello che dice e perchè si fa chiamare “compagno” senza arrossire.
Compagno è una parola che mi manca, come i compagni ed i valori della sinistra. Dei comunisti.
Questo è un estratto del libro di Don Gallo.

Quelli che si credono “a posto” hanno un gran brutto vizio: quello di guardare sempre in casa degli altri. Dicono: «I peccatori sono gli altri», e non si sentono mai toccati dal discorso di Gesù. Che ipocrisia!
Io mi sento, ancora oggi a 84 anni, un peccatore. Mi sento sempre inadeguato, perché sono un garantito. È vero: lavoro per i poveri, i precari, i senza-casa, i rom, gli emarginati, i migranti, però sono un garantito rispetto all’umanità dolente che bussa ogni giorno alla mia porta e cerca aiuto. Sono un garantito rispetto a loro. Sono un peccatore-garantito, perché, se esco di casa e incontro un povero, allora gli do l’elemosina e con ciò, forse, credo di salvare la mia anima, di mettere a tacere la mia coscienza.

Vorrei che ogni mia azione caritatevole, tradotta in solidarietà, potesse produrre dei diritti, ma non a lunghissimo termine! Riconosco gli aspetti positivi della solidarietà assistenziale, ma mi sento peccatore per non essere riuscito, in tanti anni, a cambiare davvero le cose.
Ho visto che tante persone negli anni passati hanno lottato per i diritti – per ottenere lo Statuto dei lavoratori, per la parità uomo-donna –, ma ho notato che in questi ultimi tempi la nostra democrazia è entrata in una sorta di eutanasia. Che fine ha fatto l’articolo 3 della Costituzione, che sostiene che la Repubblica deve rimuovere qualunque ostacolo per favorire l’uguaglianza di tutti i cittadini? Lo voglio riportare per intero: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese».

In questo senso mi sento inadeguato e iper-garantito. Svolgo il mio servizio con i miei ragazzi della Comunità San Benedetto e da anni lavoriamo notte e giorno per la mia città, Genova, e credo che la generosità e l’onestà del nostro agire si vedano, e abbia anche la comprensione e l’apprezzamento di gran parte della popolazione.
Se scorressi l’elenco telefonico, non solo a Genova, ma in qualunque parte d’Italia ormai, e dicessi: «Pronto, sono don Gallo, mi invitate a cena stasera?», avrei una marea di inviti. Ecco perché, nonostante tutto, provo un senso di vergogna quando incontro i poveri e i peccatori. Recentemente ho rifiutato una sera di andare in un ristorante, un grande ristorante, perché già si sapeva in giro che arrivava don Gallo. E io, in quel momento, mi sono sentito un peccatore. Uno che va a cena dai garantiti per vanità. Mi sono sentito un peccatore addirittura duplice: infatti, pur non avendo nessun merito e nessuna carica, mi ritrovo sia iper-garantito sia un po’ famoso per effetto dei mass media e dell’opinione pubblica. E come faccio a non vergognarmi di fronte a questi miei fratelli che, a fatica, la sera riescono a rimediare una tazza di brodo caldo? Cosa dico a un ragazzo precario, a un disoccupato?

Sì, in molte situazioni siamo riusciti a evitare lo sfratto e la perdita di un appartamento pagato con il mutuo a chi aveva perso il lavoro, ma posso essere felice per così poco? Vivo queste situazioni come un peso enorme, ecco perché vado volentieri a cena con i peccatori, perché sono loro che mi fanno capire dove sta l’altra faccia della verità.
Don Lorenzo Milani ricordava spesso che lui aveva sì insegnato a leggere e a scrivere ai suoi alunni di Barbiana, ma loro, figli di contadini, gli avevano insegnato a vivere. Al giovedì sera abbiamo la cena con tutti i poveri che vogliono venire in comunità. Apriamo la porta a tutti, senza distinzioni. Lì, mi sento finalmente a mio agio, nel senso che condividiamo “qualcosa” con loro, ecco perché mi chiamano spesso “compagno”. So che alcuni, specialmente in ambito ecclesiale, non sopportano che mi faccia chiamare “compagno”. Io sono da sempre contro ogni dittatura, ogni dispotismo rosso, verde o bianco. Eppure lì, a tavola con i peccatori, finalmente mi sento un povero prete che spezza il pane.

So di essere un personaggio conosciuto, e qualche volta le lusinghe del successo e del potere arrivano anche nei meandri più sconosciuti e lontani della mia coscienza. Arrivano anche a me: «Guarda questo,» potrebbe giustamente dire qualcuno «sta con i poveri e, a causa loro, va in tv, scrive libri e lo intervistano in continuazione». So che è un rischio. Ne ho anche il terrore, e mi sento male al pensiero che la mia notorietà potrebbe ferire la sensibilità anche di un solo povero. Tuttavia corro il rischio, perché non posso tacere. Anche e soprattutto nella mia chiesa. Io non taccio, parlo per i miei poveri, per l’umanità sofferente dimenticata dall’indifferenza.

Approfitto di alcuni strumenti per dire apertamente ai potenti di turno che dobbiamo reagire a questa “delinquenza legale” che sta ammorbando la nostra Europa. Tra l’altro, i contratti di tutti i libri che firmo sono intestati alla Comunità San Benedetto e tutti i diritti d’autore sono a favore della comunità, che ovviamente ha molte spese, perché le iniziative contro la povertà e l’emarginazione necessitano di risorse.
Le conferenze, i libri e le trasmissioni televisive mi danno la possibilità di parlare, di far capire alcune cose e, a volte, è più importante far passare alcuni concetti di legalità e giustizia che non dare l’elemosina al primo mendicante che si incontra per strada. Mi trovo a casa nella mia chiesa, e quindi brontolo quando c’è da brontolare. E provoco, se c’è da provocare. Poi arriva il momento in cui spezzo il pane con i miei “randagi” di strada. È il momento più bello, che mi fa capire quanto la Chiesa sia davvero santa nei suoi testimoni sconosciuti e nascosti agli occhi del mondo.

Don Andrea Gallo

Una novità, positiva, per il 2013. Le primarie del Pd l’hanno spostato a sinistra i teodem se ne devono fare una ragione, meglio ancora se cambiano partito. Un grazie particolare a Renzi.


giudittapini_ok_erSe i giovani che hanno scalzato i dinosauri del Pci e della Dc confluiti nel Pd, hanno come riferimento Nilde Iotti e Berlinguer significa che i valori ci sono e le idee pure. Certamente è un rinnovamento che sia Bersani che Renzi hanno voluto, uno ricercando i valori della sinistra e l’altro ammiccando ai valori di Arcore e Marchionne, fortunatamente hanno vinto i primi e la dirigenza dovrà tenerne conto.
Personalmente mi auguro che questi giovani che hanno nel cuore i valori della sinistra storica, riveduta ed adeguata ai tempi perchè sia chiaro che il Pci non ci sarà più, conquistino sempre più spazio nelle istituzioni e nel partito.
Sono giovani istruiti che conoscono e convivono con il precariato, immersi nelle storture del capitalismo parassita e sfruttatore che hanno idee chiare e sentimenti nobili.
In Emilia Giuditta ha sbaragliato gli avversari alle primarie e chi l’ha votata ha avuto le sue ragioni, ha visto bene.
Viene dal precariato ed ha fatto pure la cameriera.
Non la conoscevo ma c’è una sua frase che per me dice tutto ed è questa: “Abbiamo deciso di correre alle primarie proprio per questo. C’è bisogno di persone preparate e di persone che invece hanno un nuovo sguardo. Dentro un partito si hanno entrambe le cose. Nel Pd ci sono persone di altissimo livello in tutti gli ambiti che ti possono dare una mano e, d’altro canto, io posso portare una visione che loro non hanno. L’esperienza da sola non basta, proprio come la freschezza”.
Ero e rimango contrario alla rottamazione, alla fissa del modernismo politico delle due legislature che avrebbero impedito a Persone come Pajetta, Berlinguer, Longo, La Torre e tanti altri di fare politica sana per lasciare spazio a giovani magari senza, o poco valore.
Se poi il nuovo che avanza è Renzi allora tanto vale chiudere il partito, le sezioni.
Sono contrario a chi dice che destra e sinistra sono superate, il qualunquismo populista di queste affermazioni fa rinascere il fascismo e la destra estrema nella peggiore delle ipotesi, ed i segnali ci sono. Nella migliore delle ipotesi c’è un atteggiamento di accettazione del capitalismo e delle sue regole che è preoccupante, massacrare i diritti delle persone in nome del profitto e della produzione non ha nulla di sinistra e nemmeno di democratico. Il capitalismo è un regime, la democrazia del più forte.
Dice Giuditta: l’esperienza da sola non basta, proprio come la freschezza. Sono due elementi che da soli non hanno tenuta ma se li metti insieme diventano un collante fortissimo.
Ci sono tantissimi giovani che hanno per riferimento, il Fatto usa la parola idolo, Berlinguer e sono certo che non hanno nessun bisogno di andare ad Arcore per sentirsi democratici, come sono certo che non scambieranno mai per manager Marchionne.
Sono orgogliosi delle loro idee di sinistra, dei valori, della nostra storia, della solidarietà e del rinnovamento che potrà avvenire solo con una scelta di campo, decidendo da che parte stare.
Affermare di essere  oltre la politica, considerare destra e sinistra superati, obsoleti, è solo demagogia populista che vede il particolare, l’errore e lo esalta preparando lo spazio per un populismo che porta solo ad un regime, perdendo di vista la nostra storia e le conquiste che la sinistra e la democrazia ci hanno portato con la Resistenza.
Se non volete chiamarlo fascista chiamatelo pure come volete. C’è stato il peronismo, il gollismo ed anche Pinochet ed il gioco allo sfascio che la propaganda capitalista sta facendo sulla politica nostrana è preparazione del terreno per un regime del genere, non c’è bisogno di correre questo pericolo per rendersi conto che destra e sinistra esistono eccome ed hanno valori ed obiettivi diversi. Agli antipodi.
Qualcuno ha valutato la sconfitta di Renzi come un ritorno al passato ed invece è un ritorno al futuro solo che la maggioranza degli elettori del Pd vogliono un partito di sinistra e prima fanno chiarezza al loro interno e meglio è.

 

Giuditta, la futura deputata ragazzina del Pd: “A Roma sarà il mio primo lavoro”

 Monti come Grillo: Destra e sinistra, distinzione superata”

Servizio Pubblico ci ha fatto sapere che il comune di Alessandria è al fallimento. Ospite il sindaco Maria Rita Rossa che ha trovato un buco di 100 milioni di euro. Non ci hanno detto che il responsabile ha un nome ed un cognome: Piercarlo Fabbio, Pdl.


Per sapere di che partito è il sindaco di Alessandria, ospite della prima puntata di Servizio Pubblico per denunciare le condizioni del suo comune  prossimo alla bancarotta,  si deve andare su internet.
Non finirò mai di apprezzare la rete, perchè Servizio Pubblico non ci pensa nemmeno a denunciare, nel senso di informazione, chi è il responsabile del fallimento di Alessandria, Piercarlo Fabbio, sindaco pidiellino dal 2007 al 2012 e di che partito è il sindaco attuale lasciata con il cerino in mano vicino alla benzina.
Questo modo di informare, secondo me, fa parte del disegno disfattista che tutta l’informazione mette in atto contro la politica, i politici, i politicanti e serve per dare l’impressione che i politici siano tutti uguali, come gli elettori. Un branco di corrotti, corruttibili o di ladri. Non serve specificare di che partito è il Sindaco di Alessandria, che ci mette tutta se stessa per salvare la sua città, tanto i politici sono tutti uguali, tutti delle stessa pasta.
Ed invece no, non è come vogliono farci credere, credo che ad uno meticoloso e  preciso come Travaglio non sia sfuggito che il Sindaco di Alessandria  Maria Rita Rossa è del Pd, lo so che è una delusione, non è del movimento 5 stelle, ma è il sindaco che ha trovato in eredità un debito di 100 milioni lasciato dall’amministrazione precedente di centrodestra, Pdl e lega.
Piercarlo Fabbio è stato rinviato a giudizio insieme ad un ex assessore ed al ragioniere capo del Comune di Alessandria per bilancio falsificato ecc.ecc.
Come ha speso questi soldi l’ex sindaco di Alessandria, insieme alla sua maggioranza di centrodestra?
Per saperlo ci dobbiamo affidare ai comici, Servizio Pubblico non lo sa, a Santoro non l’hanno detto ed a Travaglio nemmeno, nemmeno un grillino di Alessandria che abbia fatto una telefonata per metterli al corrente.
Dicevo che dobbiamo rivolgerci ai comici, a Maurizio Crozza il quale durante un monologo nella trasmissione “Crozza delle meraviglie” dichiara quanto segue:
Tra le varie spese del comune di Alessandria nel 2011 ci sono 1 milione e 400.000 euro di rose ed orchidee comprate in Moldavia. Dato il prezzo penso abbiano comprato anche le fioriste, tutte le fioriste della Moldavia.
12.000 euro furono spesi, sempre dalla simpatica combriccola che governava Alessandria, per comprare un tartufo da offrire come cadeau a Berlusconi.
Con 12.000 euro si possono comprare 6 orgettine per una serata di vita a villa S. Martino, non lo sapeva l’ex sindaco di Alessandria Piercarlo Fabbio?
Sarò malizioso, sono malizioso, ma queste informazioni a metà hanno uno scopo preciso, pompare l’antipolitica ed impedire al grande pubblico di valutare che in politica, come nella vita, non siamo tutti uguali.
Non sono tutti uguali.
Berlusconi da una parte, certa informazione dall’altra, stanno abbattendo insieme lo stesso albero, la stessa pianta. Quella della Democrazia.
E non venitemi a dire che che è stato un disguido, una amnesia, come dice l’Unità.
Travaglio e Santoro, quelle
“strane” amnesie su Pd e l’Unità
Comunque, giusto per informare chi leggerà questo post, Maria Rita Rossa è del Pd.
Non è Bersani, non è Renzi ma è del Pd e va rispettata. E’ la Signora bionda al centro della foto, è del Pd.

L’agente Betulla non ne fa una giusta, nemmeno sotto lo pseudonimo Dreyfus. Renato Farina degno compare di Sallusti di Feltri.


Esperto in diffamazione, radiato dall’ordine dei giornalisti ha trovato spazio nel letame in cui sguazzano Sallusti, Feltri, Belpietro e compagnia.
Stipendiato dai servizi segreti, degni della P2, nel 2006 scrisse un articolo diffamatorio contro Prodi su commissione di Pio Pompa per favorire il piduista a capo del Pdl.
Se nel mondo c’è un agente segreto pirla questi non può che essere l’agente Betulla, le porcate le fa in serie.
Molto probabilmente avrà messo in piedi pure il finto attentato a Belpietro, altro sveltone, nel momento in cui la propaganda di regime faceva passare per martiri i giornalisti di destra asserviti a Berlusconi ed alla P2.
Basti pensare alla ricostruzione della fuga dell’attentatore capace di saltare un muro alto 5 metri senza asta e del quale non si è saputo più nulla.
Oggi ha confessato in parlamento che l’autore dell’articolo incriminato, che ha fatto di Sallusti un martire della libertà di stampa, è lui: Renato Farina più noto come agente Betulla.
In linea di principio andrebbe anche bene se non fosse per il fatto che Sallusti e tutta la sua banda di servi sono recidivi,  se non fosse per il fatto che ancora oggi, Sallusti, accettando il martirio mediatico dal quale avrà solo vantaggi si guarda bene dall’ammettere di avere diffamato il Giudice Cocilovo non solo non  correggendo, come hanno fatto tutti , le falsità dell’agente Betulla ma mentendo spudoratamente accusando il giudice di volere altri soldi.
Riprendo dalla Stampa:
Fino a qualche giorno fa, tra i legali del direttore Alessandro Sallusti e l’avvocato del giudice Cocilovo, sembrava si potesse arrivare a una soluzione extragiudiziale. Poi tutto è saltato. Perché? Sallusti dice perché «quel signore pretendeva da me altri soldi». La versione del giudice Cocilovo è diversa: «Abbiamo fatto una proposta transattiva: avrei ritirato la querela dietro il pagamento di 20.000 euro da devolvere a Save the Children. Invece il giorno dopo mi trovo un editoriale di Sallusti in cui sembra che io voglia quei soldi per me, si chiama a raccolta l’intera categoria nel nome della libertà di stampa, s’incassa la solidarietà del Capo dello Stato e si cerca la sponda del ministro della Giustizia. Una campagna stampa allucinante. E allora le domando: qual è la casta?».


Se un giornalista deve essere libero di esprimere il proprio pensiero altrettando non si può dire di un filibustiere che usa la penna ed i giornali del suo padrone per infangare il prossimo e la Magistratura.
Altrettanta libertà la rivendico per i blogger, anche se non hanno il pelo per farsela con la Santanchè.
Sempre dalla Stampa, così Sallusti o qualcun altro che mi chiede le rettifiche saprà con chi prendersela:

Il fragore mediatico di questi giorni ha travolto anche lui, il giudice Cocilovo, che ritrova nella sequenza dei fatti il senso di una sentenza. «Libero pubblicò una notizia sbagliata – racconta – Lo fecero anche altri, all’epoca. Un infortunio giornalistico, lo capisco: la fretta di scrivere una notizia, le fonti non sempre affidabili, può capitare. Ma poi quello stesso giorno c’erano stati un comunicato ufficiale, lanci Ansa. Tutti gli altri hanno riparato a quell’errore, hanno informato correttamente i loro lettori. “Libero” non l’ha mai fatto, nemmeno quando l’ho richiesto. Hanno detto che quando uscivano i lanci Ansa erano in auto e non li avevano visti, e negli anni successivi?». 

 

Ci sono due parole che ricorrono spesso durante la telefonata: «intenzionale» e «deliberata». Il giudice si riferisce alla diffamazione subita. Perché un conto è sbagliare, un altro è insistere nell’errore anche dopo. 

Qualcuno ha detto che andare contro un giudice è impossibile per vie legali. La casta si chiude, fa quadrato. Cocilovo nega: «Casta? Ci sono voluti 6 anni per arrivare a una sentenza per una diffamazione. E non si trattava di un maxiprocesso per mafia. Piuttosto sono altre le caste, quelle che parlano di libertà di stampa, di tutela della categoria dei giornalisti: cosa c’entra, mi chiedo. Qui si tratta di libertà di diffamare deliberatamente».

Napolitano, l’ Fnsi, i sinceri democratici, la sinistra e tutto il giornalismo italiano invece di preoccuparsi della libertà di stampa di certa gentaglia al servizio della P2 dovrebbero preoccuparsi della libera e sincera informazione alla quale abbiamo diritto noi cittadini, tutti.
L’agente Betulla si è scusato, i suoi protettori che pubblicavano i suoi articoli nonostante fosse radiato dall’albo dei giornalisti l’hanno scaricato ma sallusti non ha ancora chiesto scusa.
Si dice che non sia colpevole in quanto al fatto che come direttore di Libero gli è sfuggito l’articolo, il controllo.
Ammettiamo pure che a Sallusti, distratto dalla gola profonda della Santanchè, gli sia sfuggito l’articolo incriminato, ci sta che ad un capo sfugga qualcosa. Ma anche questa versione non regge.
Io penso invece che era d’accordo, ha condiviso l’infamia e lo dismostra il fatto che il giorno dopo la trattativa con il Giudice, quella dei 20.000 euro da destinare a Save the Children, ha scritto un editoriale nel quale accusava il Giudice di volere quei soldi per se.
Doppia diffamazione, intenzionale e deliberata.
E noi cittadini dobbiamo pure subire l’onta della solidarietà di tutta la stampa e del Presidente della Repubblica?
Ma come cazzo siamo ridotti?
Questi non sono giornalisti, sono le ventole della macchina del fango al servizio della P2, dei servizi segreti e contro la Democrazia e la Costituzione.
Ceto che tutto viene svolto all’italiana ed alla fine si dimostrano per quelli che sono, una manica di pirla.
Ma non fateceli passare per martiri, questi sono evacuazioni destinate alla fogna.
Chissà se i leghisti capiranno che le evacuazioni sono quelli che a Varese chiamano stronzi?

L’annuncio delle dimissioni della Polverini è arrivato in serata al Residence Ripetta per dare tempo ai camerati di cambiare la camicia, posare il bastone, ed accorrere a fare la claque applaudendo ai passaggi più feroci. Attaccare è la miglior difesa, dicono gli allenatori.


Nonostante gli sforzi per spacciarsi democratici i camerato della Polverini non si sono trattenuti dall’aggredire verbalmente qualche giornalista.
Era ovvio che la Polverini tentasse di trasformarsi in eroina scaricando tutte le colpe sugli altri, in modo particolare i nemici interni, senza disdeganre l’opposizione non esente da colpe o leggerezze.
Noto, con piacere, che alcuni giornali scrivono quello che io scrivo da tempo, la Polverini come personaggio politico è stata creata, senza volere spero, da Floris e dal filotto quasi ininterrotto di ospitate a Ballarò.
La poltrona della Polverini, a lungo andare, era riconoscibile ad occhio nudo per  l’impronta del sedere della stessa.
Basta arrivare in televisione e si diventa tutti fenomeni, sia a destra che a sinistra, solo quelli della lega sono rimasti ridicoli con le loro comparsate, fenomeni si ma da baraccone.
La Polverini a Ballarò riusciva a trasmettere un’impronta diversa dagli altri ospiti, pensate come siamo ridotti. Dotata di un autocontrollo non indifferente riusciva a dire cose interessanti, qualche volta anche condivisibili, senza lasciarsi andare al saluto fascista.
L’abbiamo saputo dal web, molti di noi lo sapevano già, che agli incontri con i camerati non disdegnava slogan ed il saluto fascista.
Ricordo a tutti noi che l’apologia del fascismo è anticostituzionale.
Si dovrebbe, in tutte le trasmissioni tv, mandare in onda un bigino su ogni ospite con la sua storia e la sua provenienza, qualunque essa sia, non basta per esempio presentare la Polverini come segretaria del Sindacato Ugl, erede della Cisnal il sindacato del Movimento sociale italiano. I fascisti di Almirante.
Non tutti i telespettatori sanno, o ricordano, queste cose e sarebbe utile informarli.
Non entro nel merito delle accuse della Polverini a rispondere ci penseranno gli accusati e la magistratura, diciamo che sono problemi della sua maggioranza e dell’opposizione ed ognuno trarrà le sue conclusioni.
Per squalificare tutta la sceneggiata della Polverini, dal mio punto di vista, basta solo una frase del suo discorso:
Non ho colpe, racconterò tutto.
Ecco avrei gradito che avesse raccontato tutto, anche dell’opposizione, prima di prendere l’elicottero per andare alla festa del peperoncino. Dalla Stampa di oggi:
Partita con un occhio al risparmio, anche la Polverini poi ha ingranato la marcia sul fronte comunicazione. Ecco allora che per il 2011 ai «Contratti con i mezzi di informazione» sono stati stanziati 396 mila e 400 euro. Che subiscono però un’impennata l’anno successivo. Basta dare un’occhiata al resoconto della «Vigilanza sulla comunicazione istituzionale della giunta regionale», redatto il 28 giugno scorso: nel 2012 la spesa stanziata è salita a 1 milione e 287 mila euro.
Certo che la spesa è sproporzionata, ma comprensibile. Per una che non ha il culo e le labbra  della Minetti, la coscia lunga della Brambilla, le riconosciute capacità della Carfagna, sfondare sul piano della comunicazione è più difficile, per mantenere alta l’attenzione e le prime pagine dei giornali si deve investire parecchio in propaganda.
Adesso tutti, dico tutti, dicono io lo sapevo. Destra e sinistra, dopo che hanno perso tutti i treni, prendono le distanze ed accusano l’avversario o il nemico interno, siamo al patetico di gente che non ha capito di essere al capolinea.
Casini, l’equilibrista per antonomasia, sta tra il gnacca ed il petacca, gli è riuscito di farsi ricevere dal Papa per farsi dare l’incarico di difendere la famiglia cattolica, combattere l’aborto e nozze gay ma non gli è riuscito di salvare la faccia con la Polverini.
Ma Benedetto XVI° non sa che Casini è divorziato? Non poteva chiamare un altro?
Anche Bagnasco ha voluto dire la sua, dal pulpito virtuale ma sdegnato: “Anche “dalle Regioni sta emergendo un reticolo di corruttele e scandali, il decentramento” a volte coincide con una zavorra. E’ “motivo di rafforzata indignazione che la classe politica continua a sottovalutare il fatto che immoralità e malaffare siano al centro e alla periferia”.
Dimentica, Bagnasco, che quando si è trattato di scegliere tra la Polverini e la Bonino il vaticano e tutti i pretini si schierarono con la Polverini.
Quando si cade dall’altare alla polvere non si può pretendere di rimanere sul pulpito, il polverone colpisce anche l’altare.
Alla Bonino rimprovero la stessa cosa che rimprovero alla Polverini, male comune a quanto pare di tutta la politica, quello di parlare sempre dopo e mai durante.
Per chi non sapesse, non avesse letto, riporto il link dell’intervista a Repubblica:

Il j’accuse della Bonino
“Il Pd salvò la spartizione”

Adesso sta a noi riflettere e tirare le conclusioni, per chi intende andare a votare ovviamente.
Io ci andrò comunque con la maschera antigas, mi imporrò una scelta tra le varie proposte e non lo faccio per favorire o proteggere i briganti di destra o di sinistra, lo faccio per chi ha dato la vita per permettermi di esprimere il mio voto, di dire la mia in democrazia.
Il mio spazio, giusto o sbagliato che sia, me lo voglio tenere.
Non posso chiudere il post senza fare i complimenti alla claque dei camerati, hanno sottolineato con applausi scriscianti ogni attacco che la Polverini ha sferrato, ogni azione difensiva e fuorviante.
Sono stati perfetti e l’audio televisivo ha reso loro merito.
Complimenti alla freddezza della Renata, è riuscita a chiudere il comizio delle sue dimissioni senza lasciarsi andare al saluto fascista. Vedrete che qualcuno la prenderà per una paladina dell’onestà e della democrazia.